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protesta che riportiamo in sommario,1 e che può leggersi nel Farini,2 e nel Diario di Roma.3 Non crediamo riportarla in questo capitolo essendo conosciutissima, e perchè fu stampata anche a parte.

Di fuoco anti-austriaco latente non si difettava in Italia, ma il passo malaugurato dì cui abbiamo testè fatto menzione, convertì il fuoco in incendio. Nè si limitò alla Italia soltanto, ma nelle Camere francesi puranco si diffuse; cosicchè in breve si comunicò per tutta Europa, accrescendo ad un tempo le simpatie verso l’Italia, e l’odio contro l’Austria.

Conveniamo ancor noi che negli aulici consigli, lungi forse dall’esser prevalse idee nemiche alla Santa Sede, si credette di procurarle un vantaggio. Quasi si voleva con ciò liberarla dalla pressura di quel partito, piccolo si, ma audace ed energico, che onorava il papa solo a parole, e avrebbe voluto in effetto che sparisse dell’italico suolo, come dominatore temporale di quella parte che costituisce lo stato pontificio; ma il momento fu male scelto, il colpo mal misurato, e questi sbagli tornano sempre a detrimento notevole di chi li commette, scemandone la forza morale di tanto, quanto alla parte avversa si viene ad accrescere. Tale ci sembra il caso in concreto della occupazione di Ferrara.

Quanto alle conseguenze, esse riusciron fatali per l’Austria, imperocchè, se prima le dottrine anti-austriache manifestavansi a bassa voce per tema delle polizie e del carcere, dopo i fatti di Ferrara, dopo il conseguente e necessario eccitamento 4egli animi, e le romane proteste, non fatte in via diplomatica, ma apertamente e popolarmente, ad esse si aperse il più libero e sbrigliato mezzo di diffusione.


  1. Vedi Sommario, n. 8.
  2. Vedi Farini, vol. I, pag. 218.
  3. Vedi il supplemento al Diario di Roma del 17 agosto 1847, n. 66.