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Frammiste poi alle lodi pei governi che permettevano tali discorsi, ed i giornali che riportavanli, intrecciavansi le gratulazioni pei popoli che di quelle letture fruivano.

A fronte poi delle esagerate simpatie per gli esteri giornali, e delle lodi entusiastiche (figlie dell’ardente immaginazione dei popoli meridionali) che loro prodigavansi, tu sentivi far le beffe del nostro Diario e di chi avevalo fra le mani, massimamente quando si leggevano quelle usate formule: «con biglietto di segreteria di stato» colle quali s’iniziavano i suoi articoli, o quando si leggeva negli atti pubblici, riportati dal Diario stesso, la menzione di certe commozioni, che mal sonavano alle orecchie dei maligni. 1

S’immagini pertanto ognuno con quale favore venisse accolto il nuovo giornalismo in Roma, la quale avrebbe ambito di rivaleggiare da questo lato con le tanto esaltate Londra e Parigi.

E primo di tutti il Contemporaneo attrasse le simpatie dell’universale col suo numero di saggio del 12 decembre 1846.

Quegli articoli variati e dotti, quei nomi che vi spiccavano, i bei caratteri, la carta, il formato, tutto raccomandavalo, e quindi lo associarvisi era ritenuto come segno di gusto, di generosità, e di civile pregresso. Aumentato di troppo il numero de’ suoi associati, fu forza ricorrere ad una seconda edizione. Il Contemporaneo pertanto, massime nell’anno 1847, fu considerato siccome il giornale per eccellenza.

Furon promotori del medesimo tutti individui estranei a Roma.

Eccone i nomi:

Potenziani marchese Ludovico di Rieti.
Gazòla monsignor Carlo parmigiano o piacentino.
Torre Federico beneventano.
Masi dottor Luigi perugino.
  1. Queste commozioni o emozioni cui alludiamo, potranno essere intese specialmente dai lettori romani