Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/393

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Non mancarono molti, è vero, di criticarlo per questa predilezione verso il carrettiere romano, e furonvi alcuni più maligni che andavan buccinando aver desiderato il nobile lord che un qualche frenologo versato nel sistema di Gall esaminasse la testa del popolano romano per riconoscervi, la bozza o protuberanza della politica, ch’esser doveva in esso visibilmente pronunziata.

Mentre trovavasi in Napoli ove come tutti sanno erasi recato per comporre le cose della Sicilia, e ove invece, stante la difficoltà dei tempi, non solo non raggiunse il suo intento, ma le venne scompigliando sempre di più, volle conoscere il popolano napolitano per eccellenza che nomavasi Michele Viscusi. Egli aveva conosciuto il Ciceruacchio di Roma; volle dunque conoscere il Ciceruacchio di Napoli, e vi riuscì. Anzi un giorno, trattenendosi in Napoli in compagnia del Viscusi, lo incaricò de’ suoi sa- luti pel Ciceruacchio di Roma. Che se a taluno sembrasse incredibile la nostra asserzione, apra il numero 192 della Pallade e vi troverà la genuina esposizione del fatto.1

Ed affinchè possano averne cognizione tutti quelli ai quali non riuscisse agevole il rinvenire detto giornale, ne trascriviamo l’intero articolo, che dice cosi:

L' amicizia dei veri popolani.


«Potrebbe Pallade trascurare la pubblicazione di una lettera del Ciceruacchio di Napoli al Ciceruacchio dì Roma? No davvero.»

«Dilettissimo Fratello,

» È ora dovere troppo sentito di ogni cittadino caldo di amor di patria l’abbracciare e stringere al cuore un italiano fratello della terra del dolore. Pieno di questo sacro pensiero, che di certo sta scritto nel vostro pa-

  1. Vedi la Pallade del 14 marzo 1848, numero 192.