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il 24 novembre accanto a quella di Roma per dividerne con essa gli applausi, ebbe per iscopo soltanto l’eccitamento dell’odio contro l’austriaca potenza.

Considerato pertanto in complesso quello che per sommi capi abbiamo accennato sulle molte dimostrazioni occorse, e sull’evidente indettamento dei promotori di dimostrazioni pacifiche in tutte le città d’Italia, le quali furono essenzialmente in senso anti-austriaco, chiaro n’emerge esser vero ciò che abbiamo asserito di sopra, cioè che la composizione fra le due corti della vertenza austro-ferrarese, se pure riconciliò i due governi, non riconciliò affatto le popolazioni, e che quindi non era atta ad impedir lo scoppio della rivoluzione che avvenne nei mesi successivi come diremo a suo luogo.

Nello stesso Diario poi che ci dette la composizione della vertenza austro-ferrarese, si annunziava al pubblico che quella lega doganale, la quale auspice il sommo pontefice era stata stretta fra il governo pontificio e quelli di Piemonte e di Toscana, veniva per dissenso del duca di Modena interrotta. Le parole del Giornale officiale furon le seguenti:

«S. A. R. l’arciduca duca di Modena alle proposizioni fattegli in nome della Santità di Nostro Signore, di S. M. il re di Sardegna, e di S. A. I. R. il granduca di Toscana, per accedere alla lega doganale, ha rispo sto che mentre particolari circostanze gli rendono necessaria una più matura considerazione per riconoscerne l’utilità rispetto a’ suoi sudditi, gli è però grato il dichiarare fin da ora che l’interruzione di territorio fn gli Stati sardi e toscani per cagione del ducato di Massa e Carrara, non metterà verun ostacolo al pieno effetto della lega fra gli Stati sopradetti già conchiusa. nota»

Detta lega della quale il papa ebbe il merito della iniziativa, e per concluder la quale aveva spedito in Torino

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  1. Vedi il supplemento al numero 50 delle Notizie del giorno del 16 decembre 1847.