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Nel 1838 però, essendo stato consegnato alla truppa di linea il solo posto stabile sul Campidoglio, che era restato alla civica, non le rimase che il servizio straordinario.

Il 4 agosto 1840 finalmente, in seguito di un nuovo impianto e di un migliore ordinamento, vennero anche estesi i privilegi di cui godeva precedentemente la guardia civica, il quale ordinamento e privilegi mantenuti in vigore dal successore del principe Orsini, che fu, come dicemmo, il principe Don Pompeo Gabrielli ad esso succeduto il 1° dicembre 1841, erano ancora vigenti nell’epoca della elezione del regnante sommo pontefice Pio IX.

Sull’istituzione della guardia civica fatta da questo papa glorioso e benefico, sulle sue leggi e regolamenti, ed altro relativo, avendone detto abbastanza nel capitolo XIV di questo primo volume e ne’ capitoli seguenti, non crediamo di dover altro aggiungere per quanto concerne la parte storica. Crediamo bensì di fare in merito alla medesima le osservazioni seguenti.

I direttori del movimento romano del 1847, la maggior parte dei quali non apparteneva a Roma, apertamente dicevano che a tutelare e consolidare le istituzioni accordate dal pontefice, faceva d’uopo armare i cittadini, i quali armati che fossero, sarebbero stati il palladio delle libertà romane, e ne avrebbero imposto così fattamente, che non era a temersi potesse un giorno la linea venire all’estreme misure contro il popolo cui la civica tutelava e rappresentava.

E parve a tutti di fatti che il far consegnare le armi in mano del popolo, e il farlo addestrare nel maneggio di esse, fosse a considerarsi come un colpo da maestro, anche per istorcere dall’autorità altre concessioni in seguito. E dicevasi pure che, a peggio andare, era sempre a sperarsi che queste armi affidate nelle mani dei Romani potessero riaccendere i sopiti spiriti bellicosi, e far rinvenire nella civica gli elementi di un’armata italiana atta a svolgere quell’eroismo di cui gl’Italiani avean date prove si luminose.