Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/79

Da Wikisource.

della rivoluzione di roma 69

storia, non era esso, nè più nè meno del Gaiani, se non che uno degli anelli della catena rivoluzionaria.

Preghiamo a tal effetto i nostri lettori di sentire ciò che trovasi stampato in merito al Ciceruacchio, alla pag. 32 dell’opera intitolata la Rivoluzione romana al giudizio degli imparziali pubblicata in Firenze nel 1850 in un vol. in-8.

«Molti credono che egli operasse allora in buona fede, e non fosse che uno strumento materiale in mano ai ribelli, che fino da quel giorno lo acclamarono quale nuovo Cola di Rienzo, per popolano, tribuno, dittatore e factotum di Roma. Ma non è poi così. Era Ciceruacchio una pannina vecchia, che aveva già il suo tarlo. Fino dal 1831 fu notissimo alla setta dei carbonari, che lo ascrissero tra’ soci, potendosi assai giovare di un carrettiere, fienaiuolo e bettoliere come lui, a sedurre la bassa plebe.»

Vi si racconta quindi che si compromise in un tentativo di sommossa nel 1837, quando infieriva in Roma il morbo asiatico, ma che scaltro com era, seppe menar ogni suo fatto in modo, da non potere mai essere legalmente convinto dal criminale.

Quindi si aggiunge:

«Operò dunque per molti anni di nascosto, finchè si levò di volto la maschera, stringendo lega ed amicizia con tutti i più famosi ribelli, i quali ben sapendo quanto potevan valersi di lui, non lasciarono mezzo di metterlo in credito e gonfiarlo di orgoglio, stampandone elogi e ritratti, e predicandone meraviglie. Così a poco a poco crebbe in potenza e audacia, e se ne valse a sommuovere la plebaglia dei rioni di Roma e dei paesi circonvicini, che spesso avvinazzava e conducevala ubbriaca ad urlare per Roma, e ad imporre al pontefice.»

Anche l’abate Coppi negli Annali d’Italia1 parlando

  1. Vedi Annali d’Italia dell’abate Antonio Coppi, tomo VIII, anno 1837, pag. 350.