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| della rivoluzione di roma | 75 |
» disgraziate emergenze, le istruzioni e il potere dell’autorità governativa; sicchè sia dato estirparne subito i primi germi, evitando la propagazione di quei mali, di cui facemmo pur troppo lunga e triste esperienza.»
Queste furono le espressioni della tanto imprecata e maledetta circolare dell’eminentissimo Vannicelli; circolare che non fu spontanea, ma venne imposta dall’autorità superiore, e che provocò un subbuglio immenso nella provincia, attirando sul cardinale disistima non solo, ma odio ed esecrazione.
Nè a parole soltanto proruppero le ire e gli sdegni; ma uno scritto, quanto mai villano e oltraggioso, clandestinamente si diffuse per Bologna, coll’intendimento di denigrare la riputazione del cardinale. Esso terminava così:
«Sappiate pertanto, che quell’amore che ciecamente il buon popolo bolognese vi aveva nudrito, è del tutto morto, annichilito; che tutti hanno visto, a traverso la larva che vi ricuopre, che a nulla valgono le melate proclamazioni, che d’ora in ora, senza alcun bisogno, e quasi mendicando favore, andate promulgando! Non è più tempo d’infingersi. Nulla omai più vi resta, che di porvi allo schermo di que’ mostri che in addietro vi furon sgabello, e di continuo vi stanno a’ fianchi, e seggono alle vostre mense, posciachè, invece dell’affezione di un popolo intero, schietto e cordiale, qual’è il popolo di Bologna, ne preferiste invece l’odio suo, la sua esecrazione.»
L’operato però del cardinale lungi dal provocare disapprovazione, fu anzi encomiato dal nuovo segretario di stato cardinale Gizzi, con un suo dispaccio del 13 agosto 1846., ove rinvengonsi le parole seguenti:
«Prendo motivo dal venerato dispaccio di vostra eminenza dell’8 corrente n. 1487., di sempre più encomiare le cure indefesse da lei adoperate per la cessazione della clamorosa esultanza di codesta popolazione, a motivo del noto perdono.»