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il 22 agosto venne creata dal Santo Padre una commissione consultiva per quest’oggetto, per esaminare, discutere e riferire sulle proferte, o progetti che si fossero presentati. Componevasi la commissione dei monsignori

Roberti
Marini
Grassellini
Antonelli, non che del duca di Rignano
D. Mario Massimo.1

Relativamente al progetto del principe cosimo Conti e compagni, progetto che si durerà ora fatica a credere che fosse stato presentato come cosa seria, e da doversi prendere in considerazione, rileveremo essere intendimento dei promotori di provare che qualunque intrapresa, anche la più colossale, fosse agevolmente eseguibile coll’associazione delle minime frazioni, il che teoricamente non può contrastarsi, in quanto che i grandi capitali son composti di frazioni riunite, e le grandi armate di unità di uomini, e potremmo pur dire, lo stesso nostro globo di granellini di sabbia; ma quel venirci a dire sul serio che una intrapresa di venticinque milioni di scudi romani non abbisognava altrimenti di grandi nomi, di grandi capitalisti, e che poteva farla il popolo stesso associandosi soltanto, e compartecipandovi col risparmio per cinque anni di cinque baiocchi e mezzo al giorno per ciascuno, le son cose che possono raccontarsi, ma non credersi si facilmente. E pure tutto ciò esiste stampato in fronte al progetto stesso, il cui titolo per la sua singolarità trascrìviamo, ed è il seguente:


«Progetto Nazionale


»della società principe Conti e compagni per le strade ferrate nello stato pontificio, col quale gli utili si dividono a tutto beneficio del popolo, che può prendervi

  1. Vedi il Diario di Roma, 22 agosto 1846.