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Intanto, analogamente al detto atto, venne subito chiamato dal ministro della guerra il generai Durando, giunto essendo il tempo di mettere a profitto i suoi servigi.1

Mentre però queste cose occorrevano, una crisi terribile infieriva contro la banca romana. Di ciò per altro meglio e più a lungo nel capitolo seguente.

La tirannia intanto dei circoli e della piazza invadeva con piede sacrilego perfino il santuario, ed il giorno 12 di marzo fummo costretti a vedere una scena veramente scandalosa nella chiesa del Gesù.

Predicò nel detto giorno il padre Rossi gesuita. Era una domenica; e la predica non essendo piaciuta ai più esaltati, si recarono al principe Corsini molti di essi, accompagnati da una deputazione del circolo popolare, per richiamarsi contro quella predica. Traevan seco, come simbolo di autorità in quei tempi tristissimi, il vessillo o stemma del circolo. Recossi alla sua volta il Corsini dal pontefice, ed esso, presa cognizione della predica, non vi trovò cosa alcuna riprovevole. Tuttavia si seppe che una dimostrazione ostile al padre Rossi si era preparata pel giorno seguente. Ma a prevenire degli sconcerti si disse che il padre Rossi era malato, ed il pergamo rimase deserto.

La dimostrazione però pur troppo veniva preparandosi, perchè il lunedì 13 in un subito invadevasi la chiesa del Gesù da una quantità di giovani, quasi tutti appartenenti ai circoli, alla scolaresca, o agli offici dei giornali. Eran per la più gran parte con lunghe barbe e occhio torvo; e quantunque il loro aspetto indicasse piuttosto ferocia, anzichè devozione e raccoglimento, tuttavia posersi in atto di volere ascoltar la predica.

Appressandosi però già l’ora consueta del sermoneggiare, e non si vedendo ancora il predicatore venir fuori, alcuni dei più intolleranti, recatisi tosto in sagrestia, con una, non saprem dire se maggiore impazienza o al-

  1. Vedi la detta Gazzetta, dell’11 detto.