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A noi sembra che coll’adottato espediente il Santo Padre operò savissimamente, perchè se fece fregiare i suoi vessilli coi colori italiani, nol fece coll’intendimento di ripudiare i colori pontifici. Laonde l’aggiunger nuovi colori non implicò indizio veruno di perdita o rinunzia del proprio potere, la qual cosa non avrebbe dovuto, nè potuto, nè voluto fare ad ogni costo. E d’altra parte qual maraviglia che il papa assuma i colori italiani, consertendoli coi pontifici, mentre egli è il principe italiano più antico e più legittimo di tutti? Egli fu sempre il più acerrimo vindice e propugnatore dei diritti degli Italiani. Egli in somma fu quel solo per la cui forza morale, l’Italia fu salvata dal divenir preda dei barbari. Per queste considerazioni pertanto l’associazione dei due colori venne accettata come un eccellente augurio pei casi futuri, e perchè parve dicesse: Italia sì, ma Italia col papa, come uno dei suoi principi regnanti, senza il quale non sarebbe a sperarsi una Italia costituita, ma sì bene un campo di scissure, di confusione, e di rovine.

Lo stesso giorno 20 il ministro di polizia avvocato Giuseppe Galletti emetteva un indirizzo col quale, mentre da un lato richiedeva un codice di polizia, proponeva dall’altro di unire il detto officio al ministero dell’interno.1

Il ministro delle armi poi, principe Aldobraudini, nel medesimo dì 20 marzo pubblicava un ordine del giorno per la formazione di un corpo di operazione.2

Ed il 21 ordinava la creazione di un nuovo Consiglio di guerra (sciolto quello che già esisteva), il quale formavasi del

Generale cavaliere Giovanni Durando,
Colonnello conte Boccanera,
Tenente colonnello cavalier Bini,
  1. Vedi la Gazzetta di Roma, del 21 marzo 1848. — Vedi il vol. IV Documenti num. 90.
  2. Vedi la Gazzetta di Roma, del 21 marzo 1848.