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quel desiderio, ripetiamo, venne finalmente attuato in Milano nelle famose giornate dei 18, 19, 20, 21 e 22 di marzo, giornate mai sempre memorabili perchè feccr vedere che cosa fosse furia di popolo concitato, cui nè le spade nè i cannoni, se dice davvero, bastano a contenere.

Non fu è vero la sola propria forza della rivoluzione che ottenne questi successi, perchè se fosse stata abbandonata a se stessa, non avrebbe dominato abbastanza le masse per farle insorgere, ma sibbene il prestigio del nome di Pio IX il quale fecesi credere al popolo milanese essere l’animatore, occulto dell’italico risorgimento; e Carlo Alberto intervenendo in Lombardia, far ciò in nome dell’umanità e come spada di Pio IX.1

Di che sia capace l’amore di libertà massime s’egli è congiunto colla devozione pel papato, e qual coraggio si diffonda nel popolo, per frangere i ceppi ond’è avvinto, dalla persuasione che la religione stessa lo comandi e lo sanzioni, ben lo addimostrano quei giorni in cui una popolazione inerme costrinse gli austriaci dominatori ad una fuga quanto precipitosa, altrettanto disonorevole.

Non è nostro ufficio il narrare qui come ciò avvenisse; giacchè, scrivendo noi la storia di Roma, possiamo enunciare soltanto i fatti accaduti in altri paesi per la relazione ch’ebbero colle cose nostre. Non possiamo però omettere di rilevare, e ripetere ad alta voce, che venne ingannato il popolo milanese per farlo insorgere; e che uno dei più caldi insorgenti fu quell’Enrico Cernuschi di Milano, il quale poi nel 1849 venne in Roma e vi diresse le barricate; e mentre in Milano onorava ed esaltava Pio IX, e ne faceva apporre il nome sulle barricate stesse perchè gli faceva gioco, derideva e bestemmiava in Roma il suo nome venerando: e Roma sei vedeva ansante e festoso fra la distruzione delle sue ville e de’ suoi casini, e attonita assisteva alle sue comiche arringhe fra il rimbombar dei cannoni, lo scoppio delle granate, il fragor de’ moschetti, le grida

  1. Vedi Documenti IV vol. num. 113. — Vedi sommario, num. 16.