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niato. Attendevasi insomma la risoluzione del problema, se fosse più forte il potere che resisteva, o la rivoluzione che l’attaccava.

L’indomani 2 di gennaio si conobbe, in genere, che il papa sarebbe uscito dal Quirinale per mostrarsi al popolo, ma ignoravasi l’ora. Intanto, verso le due pomeridiane, gremite essendo di gente le falde del Quirinale, ma in ispecie degli aggregati ai circoli, giunse l’annunzio che il pontefice sarebbe uscito in carrozza e senza scorta alle tre pomeridiane, per appagare (come dicevasi) i voti della popolazione. Dipingere con giusti colorì l’effetto di questo annunzio, non è da noi. Questo sì rammentiamo, che la notizia come lampo si diffuse per tutta la città. Fu allora un correre di tutti in tutti i sensi, lungo lo stradale che doveva percorrere il pontefice, ed un affaccendarsi per guarnire dì addobbi le finestre e i balconi. È da notare che prescindendo dai rivoluzionari, eranvi moltissimi i quali amavano e rispettavano il papa davvero, e che dispiacenti dello essere stati posti in cattiva vista (come credevano), desideravano ardentemente di esserne ribenedetti e ardevan dal desiderio di provargli cogli applausi ch’essi, quantunque sempre a lui devoti ed ossequenti, erano stati ingiustamente calunniati.

Alle tre difatti il Santo Padre uscì dal Quirinale, e passando per la via del Gesù, san Luigi de’ Francesi e la Fontanella di Borghese, entrò nel Corso. Gli applausi e le grida farnetiche non mai per l’innanzi eransi sentite sì forti al suo passare. Viva Pio IX gridavasi, ma gridavasi pure: abbasso Savelli (che era il governatore di Roma), abbasso la polizia, abbasso i carabinieri, morte ai neri, e morte ai Gesuiti. Ciceruacchio vedevasi trionfante sopra un cocchio dietro a quello del pontefice sventolando nelle mani un cartello ov’era scritto: Santo Padre giustizia: il popolo è con voi; e riceveva i saluti e le ovazioni di un popolo spinto al più alto grado di esaltamento. Il Santo Padre nel ritornare al Quirinale, come giunse alla salita