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Gli spiriti però, lungi dal calmarsi, si esacerbavan sempre più; difatti scriveva il signor Peel a lord Palmerston il 23 settembre 1847, che la guerra era inevitabile a meno che il papa con una bolla non avesse ordinato ai Gesuiti di abbandonar la Svizzera. Esso raccomandava perciò la immediata partenza di lord Minto per Roma.

Il dottor Goindet svizzero di origine, ed uomo per ogni conto ragguardevole, professore di diritto e successore di Pellegrino Rossi nella cattedra di diritto romano in Ginevra, diceva che non vi era alcuno in Isvizzera che non ridesse sul naso a chi parlasse dei Gesuiti.1 E non lo diceva soltanto ai suoi amici in Isvizzera, pubblicandolo ben anco per le stampe, ma lo diceva in Roma a me che scrivo, quando nell’anno 1857 ebbi l’onore di conoscerlo personalmente.

Ma oltre al signor Goindet, altri Svizzeri di gran conto e per posizione sociale e per cultura d’ingegno che conoscemmo in Roma nel marzo del 1857, ci confermaron le stesse cose. A questi è da aggiungere un ginevrino rispettabilissimo il signor Odier de Cazeneuve, membro del Consiglio municipale di Ginevra, il quale ci raccontava che mentre tramavasi in Isvizzera il discacciamento dei Gesuiti e la distruzione del papato, esso stesso, quantunque protestante, diceva francamente che la guerra che facevasi al catolicismo ed a Roma, era una crociata contro la civiltà.

Narriamo tutte queste cose àa dilucidazione dello spirito che animava la persecuzione contro i Gesuiti, spirito che era essenzialmente anti-cattolico; e non possiamo quindi non deplorare questi fatti tristissimi, cui il solo governo inglese dette un valido appoggio.

La dieta intanto veniva prorogata al 18 di ottobre.

Ochsenbein informato di tutto ciò che macchinavasi dalle

  1. Vedi Crótineau-Joly, op. cit. vol. II. pag. 303. — Vedi Coindet Les radicaux et le Sonderbund, pag. 129.