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cazione del cardinal Ferretti del 22 giugno decorso, chiaro rilevasi da un articolo che venne inserito sui fatti del 1° e 2 di gennaio nel giornale officiale1.

In detto articolo richiamando in vigore le leggi antecedenti sulle dimostrazioni pubbliche, se ne inculca assolutamente l’osservanza, come volontà governativa, aggiungendo che il popolo non ha più bisogno di ricorrere a queste manifestazioni irregolari, ora soprattutto che ha un suo degno rappresentante nel senato e consiglio di Roma.2

Queste ultime parole ci chiamano ad osservare che se le dimostrazioni popolari, fino a tanto che non vi era un municipio ed una comunale rappresentanza, organavansi in piazza, appena instituita quella che ha per motto Senatus Populusque Romanus, la piazza le doveva cedere il primato e la direzione, altrimenti, come abbiam detto che i circoli costituivano un governo dentro al governo, così dir potremmo che vi eran due popoli un dentro l’altro, l’uno rappresentato dall’autorità municipale, l’altro da Masi, Ciceruacchio e consorti.

Che poi la legale rappresentanza fosse tenuta in non cale da cotestoro, lo prova il fatto che il 1° e il 2° di gennaio il municipio non solo esisteva, ma aveva pubblicato un indirizzo al popolo romano col quale invitavalo in certo modo a porsi sotto la sua tutela, e pure nol fece.3 Che se per un momento si ricorse al senatore, non fu già perchè prendesse l’iniziativa della festa, ma per costituirlo il porta voce del così detto popolo offeso, e per fargli ottenere la rivincita sul potere: rivincita che pur troppo ottenne, con quanto abbiamo più sopra narrato.

Dicemmo in principio di questo capitolo che l’anno 1848 fu l’anno rivoluzionario per eccellenza, e ben ci apponemmo perchè i fatti del 1° e del 2° di gennaio ci han detto quale

  1. Vedi il Diario di Roma dell’8 gennaio 1848.
  2. Vedi il Diario di Roma dello stesso giorno.
  3. Vedilo nel IV vol. Documenti al num. 1. — Vedilo per extensum in sommario sotto il num. 12.