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allo straniero: invocate dall’alto le celesti ispirazioni; e che l’angelico spirito di Pio IX scorra sopra di voi: Italia sarà1

S’immagini dunque tolto il prestigio del nome del venerato pontefice (che alla fine di aprile stante l’allocuzione sparì), e ci si dica poi se le cose non dovevano, come accadde, andare in rovina.

Messo in chiaro questo punto importante, diremo come sul finire di marzo Carlo Alberto entrasse in Lombardia col suo esercito, e come gli apparecchi militari non trovassersi pronti al suo arrivo.

Il primo fatto che onorò le armi italiane fu la espugnazione della terra di Groito avvenuta nel dì 8 di aprile.

Per quattro ore continue venne loro contrastato il terreno dagli Austriaci; ma prevalendo alla fine il valore piemontese, gli Austriaci furono costretti a ritirarsi in Verona; e quantunque, ritirandosi, rompessero il ponte sul Mincio, pure i valorosi campioni di Carlo Alberto non si perderon di animo, ma racconciatolo alla meglio, lo passarono e si spinsero avanti.2

Al fatto di Goito successe quello di Mozambano e quindi l’altro di Borghetto vicino a Valeggio, il quale venne occupato il giorno 11, ed ove ancora l’esercito piemontese valicò il ponte e spinse in avanti le artiglierie.3

L’esercito di Carlo Alberto sul Mincio ascendeva a 42,600 uomini e 120 cannoni. Altrettanti presso a poco ne avea l’oste nemica, ma sparpagliati in varî punti.4

Il 12 aprile fuvvi un combattimento accanito in Castelnuovo che fu preso all’assalto dagli Austriaci. I morti

  1. Vedi la Gazzetta di Roma del 7 aprile 1848 pag. 231.
  2. Vedi Memorie della guerra d’Italia degli anni 1848-1849 di un Veterano austriaco, I vol. pag. 193. — Vedi Giuseppe Ricciardi, Cenni storici intorno agli ultimi casi d’Italia, pag. 203. — Vedi Augusto Vecchi, La Italia, storia di due anni 1848-1849. Torino 1856, vol. I, pag. 100 e seg.
  3. Vedi la Pallade del 15 aprile 1848.
  4. Vedi Ranalli vol. II, pag. 351