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a tutti comune di liberarsi dalla straniera influenza. La mano di Dio secondò il voto dei popoli. Numerosi eserciti fuggirono a fronte di cittadini inermi, e si fu subito in istato di combattere la causa italiana. Voi permetteste alle vostre truppe di marciare alla difesa dello stato, e con esse accorsero volenterose le milizie cittadine infiammate da venerazione per Voi, dal desiderio di vendicare un attentato di recente ricordanza, e rimuovere il pericolo che altri potessero rinnovarsi.

»In questo stato di comune entusiasmo, Voi nel concistoro del 29 aprile pronunciaste solenni parole. Narraste e confutaste le calunnie artificiose degli Austriaci nel designarvi autore dei movimenti italiani, non che le minaccie di religiose dissensioni. E ciò commosse sempre più i cittadini per unirsi con maggiore ardore ai vicini popoli, ed agire operosamente nella causa comune. Imperciocchè dovettero attribuire le calunnie e le minaccie a meschino e corrotto artificio per indurre titubanza nel vostro animo. Ma queste arti non potranno mai prevalere al confronto della verità da tutte le nazioni conosciuta, che cioè il movimento italiano, da lungo tempo radicato negli animi, ebbe decisivo impulso dagli attentati dell’Austria stessa in Italia, nè può da compri calunniatori rovesciarsi in alcun modo su Voi.

»Nonostante voleste Voi temperare il risentimento per così orrendi attentati, e profferendo la parola del sommo sacerdote, dichiaraste non essere del vostro consiglio, perchè vicario del Dio di pace, intraprendere con gli altri principi italiani la guerra contro l’Austria. Ed a questa dichiarazione deesi attribuire la universale agitazione. Si credette ravvisarvi un colpo fatale alla causa italiana sentita profondamente da tutti. Si stimò che Voi abbandonaste i vostri sudditi alle conseguenze più tremende di un loro capriccio. Si pensò che il giudicio solenne del pontefice avesse dichiarata ingiusta la guerra che tutti gl’italiani con la stessa fermezza guerreggiano.