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di Francia disse il Gioberti che la rivoluzione di febbraio fu la vendetta d’Italia tradita dall’Orleanese.1

Ma ricordiamoci pur anco che la rivoluzione nella sua scaltrezza, vista la propria insufficienza e la impossibilità di sommuovere il mondo da per se sola, introdusse per divisa ed insegna il Viva Pio IX, ammantandosi sotto questo nome venerando per riuscir nell’intento.

E questa verità non venne forse proclamata da uno dei campioni del movimento italiano Carlo Bonaparte principe di Canino, quando nel suo discorso al Consiglio dei deputati il 7 agosto 1848 disse le parole seguenti?

«Pio IX fu l’iniziatore del movimento italiano. Egli solo potè muovere le masse, che nè il carbonarismo, nè la giovane Italia avevano potuto trascinare alla sacra causa italiana! Al grido di viva Pio IX liberavasila magnanima Palermo. Al grido di Pio IX rispondeva la generosa Milano!...2

Nè con questo intendiamo che il papato avesse dovuto gittare un guanto di sfida all’Austria. Ciò ripugna troppo all’indole pacifica e mansueta del medesimo ed ai principi di rispetto ai diritti internazionali, che animano il suo governo. Bensì diciamo e sosteniamo che in quei momenti di fanatismo irrefrenabile per gli uni e di sbalordimento per gli altri, se il papa avesse capitanato realmente il movimento italiano, la Lombardia sfuggiva assolutamente di mano agli Austriaci. Dio solo sa se variate le vicende, l’avrebbero poi ricuperata un giorno.

Nè monta che il duce sostenitore del governo austriaco in Italia generale Radetzky, posto al cimento in campo aperto, vincesse gli assalitori, poichè quando vinse pesava già nella bilancia a favore dell’Austria l’effetto dell’allocuzione pontificia del 29 di aprile, e quel pondo che passò a gravitare in pro della bilancia austriaca fu sottratto da quella degl’italiani e quindi fu doppio, perchè

  1. Vedi Gioberti, Operette politiche, vol. II, pag. 247.
  2. Vedi il supplemento al n. 153 della Gazzetta di Roma, pag. 5.