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chè da Dio solo potremo ottenere l’appoggio forte, i lumi necessàri, e la costanza e il coraggio per toccare la meta.»

Dovrà convenire ognuno che in tutte le risposte del pontefice, in tutti i discorsi, nelle allocuzioni, ne’ motu-propri, nelle encicliche, ha conservato esso solo un carattere di dignità, di unità, d’interno convincimento e di rispetto per la supremazia del sentimento religioso, come anima, vita, e fondamento esclusivo di qualunque politico ordinamento.

La verità e la sincerità che animavan le sue parole, hanno impresso ai suoi detti costantemente un carattere di naturalezza e di spontaneità che manca in tutti i discorsi o gl’indirizzi che i Consigli, i municipi e le deputazioni sia di Roma, sia degli stati italiani ed esteri diressero al pontefice. Trapelava da questi, sotto frasi ben forbite e studiate, il desiderio di blandire, idoleggiare, e fra le proteste di ossequio, rispetto e venerazione pel papa e pel papato, indebolirne il potere, alterarne l’essenza, scalzarne le fondamenta.

Nelle risposte il pontefice viceversa si appella sempre alla esperienza del passato, alla natura irrequieta e vagante degli uomini; e mai non dimentica d’insinuare e raccomandare il sentimento religioso, siccome quello che, insegnatrice la storia, ha servito sempre di base a qualunque politico reggimento.

Gli atti esistono, noi li riportiamo tutti, non è che ai lettori di studiarli bene: e se sono imparziali, vi rinverranno la giustezza della nostra asserzione.

Accennammo già siccome in seguito della comparsa degli Austriaci nei Ferrarese e della conseguente violazione del territorio pontificio,1 il Cardinal Soglia qualche giorno dopo emetteva una protesta in nome di Sua Santità mediante una nota circolare diretta al corpo diplomatico.

Ora giudichiamo opportuno di riportarne il tenore ch’era il seguente:


  1. Ciò accadde nei giorni 13 e 14 di luglio.