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blicò in Genova nel 1850 sotto ii titolo di Memorie intorno alla pretesa sconoscenza verso Pio IX, e sono le seguenti:

«Ma composto il ministero, durava egli (il Santo Padre) pertinacemente nella resistenza quanto a tutte le altre dimande: finalmente coll’aiuto di monsignor Pentini (penetrato forse più di tutti della gravità di que’ momenti) si trovò un temperamento, che scemava la di lui avversione, perchè senza accordare cosa alcuna sull’istante, lasciava forse al pontefice la speranza, che poco, o non tutto si sarebbe dippoi accordato: concesse cioè di lasciare e commettere la decisione delle altre dimande all’assemblea legislativa. Io conservo gelosamente con altri documenti autografi della più alta importanza l’atto originale che ne fu redatto, per mano di monsignor Pentini colla firma del segretario di stato cardinale Soglia, il quale pubblicherò in unione agli altri con importantissime note, postergati i lunghi e mal risposti riguardi, che mi rattennero finora dall’alzare la voce.»1

Egli è questo un documento della massima importanza; imperocchè è la confessione di uno degli stessi capi della rivoluzione, del non aver ceduto il Papa ad onta dell’immenso pericolo, e del non avere assolutamente voluto accordare cosa che in sua coscienza non credeva di dovere accordare.

Alle 7 circa, quando il Galletti venne ad annunziare la risoluzione definitiva del Santo Padre, e l’incarico datogli di formare il ministero, lasciando bensì in sospeso, fino alla decisione delle Camere, i Principî fondamentali, ebbe luogo una scarica formidabile di moschetteria. Dopo di che l’ammutinamento si sciolse, e allora bande musicali pel Corso, e grida festose, e lumi alle finestre; perchè in quei tempi tutti i salmi (e quello fu un salmo penitenziale) finir dovevano in gloria. E ii povero popolo, ma quello vero che tutto vedeva terminare

  1. Vedi Generale avvocato Giuseppe Galletti, Memorie intorno alla pretesa sconoscenza verso Pio IX. Genova, 1850, nel vol. 36 delle Miscellanee, n. 6, pag. 27.