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L’abate Rosmini ministro dell’istruzione pubblica e presidente del Consiglio de’ ministri.

Il conte Mamiani Terenzio ministro degli affari esteri.

L’avvocato Galletti Giuseppe ministro dell’interno.

Il professore avvocato Sereni Giovanni Battista ministro di grazia e giustizia.

Il dottore Sterbini Pietro ministro del commercio e dei lavori pubblici.

Il conte di Campello Pompeo ministro delle armi.

L’avvocato Lunati Giuseppe ministro delle finanze.1

L’abate Rosmini però non solo non accettò, ma diresse tale una lettera all’avvocato Galletti il giorno stesso della pubblicazione della sua nomina, che noi crediamo prezzo dell’opera riportarla per intero. Essa diceva così:

«Ieri sera mi fu recata la sua pregiatissima colla quale ella mi annunziava che io sarei nominato ministro dell’istruzione pubblica e presidente del Consiglio dei ministri. Con tutto il desiderio di giovare alla cosa puhblica, le condizioni del nuovo ministero sono tali, che mi rendono del tutto impossibile l’essere utile, imponendomi in patì tempo uh imperioso dovere di coscienza ed onore di ricusarmi a farne parte.

»Io non posso far parte di un ministero nominato dal Papa non libero, il quale ministero perciò sarebbe del tutto anticostituzionale. Oltre a ciò non potrei far parte di alcun ministero, senza che fosse prima composto un programma completo sul modo di governare, nel quale fossero unanimi tutti quelli che dovessero essere miei colleghi, e che fosse liberamente approvato dal sovrano, di cui il ministero deve essere l’istrumento responsabile.

»Quindi ancor ieri sera ho fatto pervenire a Sua Santità la mia rinunzia assoluta ed irrevocabile.


  1. Vedi la Gazzetta di Roma del 17 novembre 1848, pag. 951.