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80 | storia |
vilimento e della libertà si compiranno per tutto senza alterare nè l’ordine interno, nè la indipendenza, nè le buone relazione degli stati. Le nostre simpatie e i nostri voti seguono i sovrani ed i popoli cristiani, che marciano di concerto in quella nuova strada con una previdente saggezza di cui l’augusto capo del cristianesimo ha dato loro il toccante e magnanimo esempio.1»
Abbiamo riportato questa risposta per dare a conoscere che la Camera stessa trovavasi se non in istato di conflitto, per lo meno di non perfetto accordo col potere, e che coll’avere inserito il paragrafo summenzionato volle dargli una lezione, quasi che ad arte avesse pretermesso di parlare nel discorso di Pio IX e delle sue riforme. La Camera così facendo, riteneva per certo di gratificare al gusto della nazione, e di far mostra d’indipendenza.
Ma la causa vera e latente della tremenda rivoluzione che il 24 di febbraio del 1848 venne a compiere trae la sua origine da epoche più lontane, ancora e da varie sorgenti, che quali ruscelli riunitisi in un tronco principale, Correvano sullo stesso pendio: e questo pendío era la distruzione della monarchia, e la proclamazione della repubblica.
Premettiamo innanzi tutto che la rivoluzione del 1830, quantunque eccitata in apparenza dalle ordinanze di Carlo X del mese di luglio, era già preparata da lunga mano, ed aveva le tinte repubblicane, e quasi tutti repubblicani furori quelli che con le armi la iniziarono e coraggiosamente la sostennero fino al suo compimento.2 Fra gli elementi ostili non furono estranei i rancori dei napoleonisti. Ci menerebbe tropp’oltre lo addurne le prove e i documenti per constatare che la rivoluzione del 1830 accadde perchè presto o tardi doveva accadere; e perchè per confessione