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Tutt’altro però fu l’avviso dato al pubblico dal governo, perchè esso; festante, annunziava nel giornale ufficiale del 22 la fatta votazione nel più perfetto buon ordine, e mostrandosi soddisfattissimo del quantitativo dei votanti accorsi che portò al numero di quattordici mila. La commissione provvisoria di governo ne ringraziò il 23 il popolo, la guardia civica, il battaglione universitario e la milizia, come nella Gazzetta di Roma di detto giorno.

Ciò formò per verità un contrasto col linguaggio dei cartello della sera precedente, ed è questo contrasto doppiamente significativo, in quanto che il giornalismo che era tutto di un colore, si tacque su questa circostanza importantissima ed il solo Costituzionale ne parlò.

Difatti troviamo, a provare che le parole del cartello non poggiavan sul vuoto, che si ricorse allo esperimento del giorno seguente 22 per una nuova votazione. Il governo però a prevenire qualunque osservazione sulla scarsezza delle votazioni del primo giorno (scarsezza che provocò lo esperimento del giorno seguente), disse che il troppo concorso dei primo giorno non avendo permesso di esaurire tutto, convenne ricorrere al secondo. Non può negarsi tuttavia che in queste contradizioni non fossevi un che di misterioso, e ciò a voce bassa si disse.

Furono a votare, noi contesteremo, alcuni (ma ben pochi) del clero, furonvi i civici, vi furono astretti i lavoranti della beneficenza, e astretti pure gl’impiegati governativi, come dicemmo di sopra; e torneremo a rammentare che vi furono anche gli alunni imberbi dell’ospizio di san Michele a Ripa. Per la formazione dei ruoli non vi fu tempo, e quindi chiunque votava, senza andare tanto pel sottile, era il ben venuto. Che se poi a tutto ciò si aggiunga, che Roma accoglieva un quantitativo assai numeroso di persone estranee ad essa ed a’ Romani sconosciutissime, non sarà meraviglia che siasi raccolto fra il primo e il secondo giorno un certo numero di voti. — Ora poi racconteremo come la mattina del 28 gennaio sul piazzale del Campido-