Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/141

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il pontefice aveva posto sua stanza; ma ad onta delle precauzioni usate erane venuto qualche sentore alla Giunta provvisoria di pubblica sicurezza, la quale nella notte del 16 al 17 gennaio ordinò ad un picchetto di civici, diretto da Angelo Bezzi, di appostarsi nella strada che da porta san Giovanni conduce in Albano. In sulle tre del mattino di fatti del giorno 17 eseguì l’arresto del general Zamboni in compagnia del capitano Sassolini, del tenente Monari, di Gioacchino Giansanti, di Domenico Cicerchia, di due figlie del Zamboni, e d’un figlio del Sassolini, i quali in due legni provenivano da Roma privi di passaporti e mancanti di fogli regolari di via. Ricondotti indietro, furon tutti posti agli arresti. Le carte vennero tutte sequestrate, e consegnate alla giustizia. Un processo fu subito istruito. 1

Fra le carte che seco recava il general Zamboni eravi il seguente ordine del giorno:


«Agli ufficiali, sotto ufficiali, e soldati

«nella prima divisione militare.


» Il supremo momento è giunto! Si tratta di dichiararsi ribelli in faccia al mondo, del legittimo nostro sovrano Pio Papa IX col prestare il voto ed un implicito giuramento all’Assemblea dello stato condannata da lui, o di rimanere fedeli al nostro principe, al sovrano pontefice, col rigettare generosamente lungi da noi qualunque indegna proposta.

» Non vi ha via di mezzo = o stringersi intorno al vessillo pontificio, pronti eziandio a cadere da prodi a piè del medesimo estinti, o vilmente cedere al più nero suggerimento di smascherata fellonia. =


  1. Vedi Gazzetta di Roma del 17 gennaio 1849.