Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/151

Da Wikisource.

della rivoluzione di roma 147

essere stata civile quando gli altri eran barbari, è tale paese che per le sue condizioni speciali (fra cui è da porre in primissimo luogo la irregolare ed eccentrica sua configurazione geografica) non ebbe mai o quasi mai, non ha e, secondo la opinione di molti pensatori politici, difficilmente potrà avere in seguito una unità assoluta, una autonomia sua propria, uniforme, distinta e indipendente.

Non l’ebbe sotto l’impero romano, il quale quantunque si estendesse su tutto il mondo allor conosciuto, fu alla Italia ciò che è la Francia ai suoi compartimenti.

L’Italia n’era una provincia, primaria se vuolsi e la più bella, la più fiorente, ma provincia come la Spagna, le Gallie, la Pannonia, la Dacia, l’Asia minore. Conati molti vi furono in seguito, aspirazioni infinite, guerre, leghe, repubbliche, regni, ducati, ma la realtà dell’unione non potè mai o quasi mai conseguire. Così ci racconta la storia.

La sua forma allungata e stretta la sottopone ad una disuguaglianza di clima notabilissima, e mentre la sua parte nordica è colpita da freddi algenti, sono allietate le sicule sponde da un’eterna primavera. Il robusto alpigiano diversifica essenzialmente dal molle abitatore di Brindisi, di Sorrento e di Palermo. L’indole seria, riconcentrata, iraconda e manesca dell’intelligente Romagnolo contrasta troppo colla dolcezza veneziana, e sopratutto coll’indole stazionaria, pacifica, rassegnata della plebe napolitana. E non forman elleno, la proverbiale parsimonia e l’industre solerzia de’ Toscani, un contrapposto notabile colla generosità ed ospitalità de’ Romani, sebbene questi vengano accagionati in molti casi di spingerle tropp’oltre, al punto di assumere le apparenze di scialacquatrice imprevidenza?

La generosità troppo spinta del Romano par che ti riveli ch’esso sente scorrere tuttavia nelle sue vene il sangue degli antichi dominatori del mondo, e che il detto panem et circences, com’era applicabile ai Romani antichi, sia applicabile egualmente ai Romani de’ giorni nostri.