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E a qualche osservazione del presidente rispose: «La Costituente potrà organizzare le secondarie misure. Oggi la questione vitale è questione di principio; e qui mi pare che ritardare un minuto sia un delitto, perchè oggi la terza parte della nazione italiana è schiava. Esalano de’ sospiri e dei lamenti da milioni di fratelli italiani. E noi stiamo qui a discutere di forme? Fermamente io credo che dopo aver cessato l’altro sistema di governo, quello più conveniente oggi a Roma sia la repubblica (applausi misti a qualche piccolo segno di disapprovazione). I discendenti degli antichi Romani, i Romani di oggi forse non sono capaci di essere repubblicani? Dopo che in questo recinto ha sonato presso qualcuno acre la parola di repubblica, io ripeto Viva la repubblica

Parlò il Bonaparte, parlò lo Sterbini, parlò il Tranquilli. Questi disse: «O si osservino le forme, o sono io il primo ad uscire da questa sala.»

Il discorso del Garibaldi, ne rivelava il carattere risoluto e impetuoso. Egli di forme non voleva sentire parlare. Amante frenetico di libertà, giungeva a tale, che per impiantare quella foggiata a suo modo, non si avvedeva che affogava la libertà degli altri, e così facendo convertivasi in tiranno.

Il Monitore credette fare una menzione speciale dello essere stati presenti alla prima seduta dell’assemblea costituente e di averne accompagnato il corteggio alla Cancelleria, il console degli Stati Uniti di America in Roma Brown, ed il console dello stesso paese in Ancona Frecman, preconizzando da ciò il riconoscimento per parte degli Stati Uniti del governo esistente in Roma.

Povera Roma! se per tutti i rappresentanti dell’estere nazioni non avevi altro da poter citare! . . .

E quanto al riconoscimento presunto degli Stati Uniti, fu grande sciocchezza il dargli peso, imperocchè tutti i riconoscimenti del mondo di un governo di fatto, se questo non ha forza di reggersi da se, non servono a nulla!