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Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/217

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della rivoluzione di roma 213

Fra i rappresentanti cui aveva diretto il Muzzarelli la circolare, eravi il padre Ventura per la Sicilia. E questi, senza porre tempo in mezzo, replicava il 10: «Sentire che le alte convenienze impostegli dalla sua posizione non gli permettevano di prevenire l’apprezziazione che sarebbe per farne il governo che aveva il vanto di rappresentare, e dal quale attendeva istruzioni. Sperare però, che in tutti i conti la Sicilia, riguardata mai sempre con tanto interessamento dall’antica Roma, sarebbe ora più che mai gelosa di restringere con Roma nuovi rapporti di fratellanza, garantiti da speciali simpatie.»1

Una delle prime cose poi alle quali pensò l’assemblea, fu quella di governare per mezzo di un comitato esecutivo di cui furono eletti membri l’avvocato Carlo Armellini romano, Aurelio Saliceti napolitano, Mattia Montecchi romano.

Noi ci asterremo dal dare alcun giudizio sull’Armellini il cui merito come giurisperito era troppo noto in Roma. Solo diremo (perchè questa è storia) che in tempi posteriori si vollero esaminare gli atti della sua vita letteraria, e rovistando fra le memorie accademiche, si rinvenne un suo componimento in versi latini recitato nel 1798, mentre Roma era governata a repubblica, in un’accademia patriottica di belle lettere tenuta dagli scolari del collegio romano il dì 7 fiorile anno VI repubblicano, il quale portava in fronte: Romana libertas redux, e incominciava con un

«Iam romana diu crudeli terra gemebat
» Pressa jugo &.

Di questo aneddoto si parla nel n° 7 di una raccolta che si pubblicò in Roma, e che porta per titolo: Società per la propagazione di buoni scritti.2


  1. Vedi Documenti vol. VIII, n. 54.
  2. Vedili n. 7 intitolato: Quattro aneddotucci biografici di un solo soggetto. — Vedi l’opuscolo intitolato: Accademia patriottica di belle lettere, tenuta