Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/268

Da Wikisource.
264 storia

Non vi sarà chi nieghi che la proclamazione della repubblica in Roma nocque possentemente al movimento incominciato. E’ parve che i repubblicani più desiderosi di solidare e stabilire il loro governo, e più infatuati di promuoverne negli altri popoli il desiderio, tralasciassero la grande opera intrapresa della redenzione italiana, che caratterizzò lo spirito, l’entusiasmo, le mosse tutte dell’anno decorso. Ci sembrò pertanto che abbandonati i Piemontesi a loro stessi, la lotta venisse circoscritta fra l’Austria e il Piemonte, e che non fosse più la riscossa de’ popoli italiani contro l’austriaca dominazione.

Che fece difatti la romana repubblica per l’Italia? Quali soccorsi dette o preparò per chi voleva difenderla? Ove furono le armi o gii armati?

Si ebbero è vero discorsi enfatici molti, promesse magnifiche, e in tanto violenze infinite, e decreti oltre misura.

Nei 1848 volavano sulle pianure di Lombardia e ad affrontare le così dette orde croate accorrevan le schiere romane; ma nel 1849 parve che difender Roma fosse difendere l’Italia, e con cieco consiglio a ciò parve che unicamente si rivolgessero gli sforzi. E se più tardi l’agglomerazione cosmopolitica, cui diedero il nome di armata romana, combattè contro i Francesi, dovette farlo forzatamente, perchè eran venuti per isnidarla dal luogo che aveva scelto per sua sede. E se non fossero stati i Francesi che avesser posto fine a quell’illegale governo, i repubblicani starebbero ancora a far leggi, decreti e regolamenti, e scombuiare sempre più lo stato nostro in guisa, da rendere obliterate e distrutte, se possibile fosse, perfin le vestigia della sua secolare esistenza.

In comprova poi che i repubblicani pensavano a loro soltanto ed al lor vagheggiato governo (il quale servir doveva di campione agli altri per invogliarsene), erasi negoziato non sappiam nè da chi, nè con chi direttamente, per avere quattromila Greci in sostegno della repubblica romana. Ne parla l’Epoca, e ne parla il Torre che era