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all’Italia, coi loro fratelli di Napoli, non badando che questo avvenisse di qua o di là del confine. Noi accenniamo semplicemente al fatto, lasciando a chi spetta l’incarico di giudicarlo.

» Tre giorni sono furono sorpresi da una compagnia, non vorremmo dire nemica, e fatti prigioni. Questo fatto avea messo in qualche allarme il paese: ma dalle ultime notizie sappiamo che ogni cosa è tranquilla, e gli stessi ufficiali si aspettano d’ora in ora al loro corpo.» 1

In seguito di ciò per altro (e questo il Monitore non ce lo dice) vennero arrestati per rappresaglia i conti Filippo ed Angelo Antonelli fratelli del cardinale, l’uno in Roma, l’altro in Terracina, ma dopo qualche giorno furon posti in libertà.

Ora non restaci che a parlare di un avviso al pubblico che trovossi affisso il 31 di marzo e che diceva quanto appresso:

«In conformità degli ordini superiori, domani 1 aprile 1849, il palazzo e gli altri locali già appartenuti al soppresso tribunale del sant’Uffizio saranno aperti al pubblico dalle ore della mattina fino alle 5 della sera.

» Gli orrendi carceri, i supplizi ed i cadaveri rinvenuti nelle ricerche ed escavazioni eseguite in questi ultimi giorni, sempre più ispireranno nel popolo romano inestinguibile odio contro quel Potere da esso per sempre rovesciato allorché proclamò la santa parola di Repubblica.

» Sabato 31 marzo 1849.

     » I depositari
» Giuseppe Fabrizi
Antonio Fortini
Pietro Petraglia2



E così chiudevasi il primo trimestre dell’anno 1849.

Narreremo nel capitolo seguente la farsa che si recitò il 1 di aprile nei locali del sant’Uffizio.



  1. Vedi Monitore del 2 marzo 1849.
  2. Vedi Pallade, n. 509.