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l’altro mancasse se non l’estasi e le visioni. A parte però gli epigrammi, poche e sensatissime parole disse il Farini sui progetti del Mazzini tanto in merito a politica, quanto in riguardo alla religione, e consiglieremmo i nostri lettori di rileggerle prima di percorrere il presente capitolo.1

Roma dunque era divenuta completamente schiava; e salvo pochi cui non incresceva, ed altri cui piaceva di vedere i preti avviliti o raminghi, i frati travestiti, i canonici perseguitati, le monache derise; salvo questi, ripetiamo, tutte le persone presso cui il buon senso e l’onestà avevano ancora qualche valore, vedevano e sentivano, non pure osando dirlo ad alta voce, che la libertà era spenta, e che trionfava la tirannia.

Il Mazzini però non limitava le sue vedute alla trasformazione politica dell’Italia, convertendola tutta in repubblica unitaria, ma intendeva distruggere la religione cattolica, sostituendovi non sappiamo quale religione evangelica di tipo inglese, ovvero, tirando di penna su tutto, conservare soltanto il culto della Divinità, lui solo (non sappiam da chi creato) gran sacerdote e profeta.2

Egli è questo un punto storico della massima importanza per noi cattolici: nè crediamo sia d’uopo di molte prove per convincerne i nostri lettori. Tuttavia produrremo a suo tempo tale una lettera del politico-religioso riformatore, diretta ad un lord inglese (forse lord Palmerston), nella quale il suo duplice scopo viene con molta chiarezza enunciato. Basti per ora l’averne dato un cenno.

Ad agevolare però la esecuzione del suo piano conveniva screditare e distruggere le influenze del clero: al che provvidesi togliendogli non solo l’amministrazione de’ propri beni, ma proponendone la vendita e lo smembramento. Conveniva distruggere il tribunale della sacra Inquisizione il cui scopo era quello di conservare inteme-

  1. Vedi Farini, vol. III, pag. 313, e pag. 322, e 323.
  2. Vedi il Farini, vol. III, dalla pag. 321 alla pag. 323.