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Intanto però che questi comitati di pubblica sorveglianza (vera parodia dei comitati di salute pubblica della francese rivoluzione) si fosser formati nel resto d’Italia, quello in Roma era bell’e formato, e lo si partecipò a’ Romani con un avviso che diceva come appresso;


«Circolo popolare nazionale di Roma.


» Romani!

» La patria è in perìcolo. Il popolo la ebbe redenta; il popolo la deve salvare. È finalmente scoperto il decreto che l’alleanza dei Papi e dei Re scriveva a caratteri di sangue. La libertà italiana dopo tanto eroismo, dopo tanti sacrifizî, dopo tante illusioni, dovea perire in un giorno, e sul campo istesso dove sarebbesi combattuta la guerra dell’indipendenza. Ma Dio e popolo disperdono i decreti dei Papi e dei Re.

» Genova e Piemonte gridarono al tradimento quando seppero del vergognoso armistizio; e giurarono di vincere o di morire per la libertà e l’indipendenza d’Italia. Romani! Genova e Piemonte manterranno il loro giuramento: ma la libertà e l’indipendenza d’Italia saranno chi sa ancora per quanti anni perdute, se la Repubblica romana avesse a cadere.

» Noi confidiamo che i triumviri preposti al governo con pieni poteri si leveranno all’altezza dei tempi che corrono supremi per noi, supremi per tutti i popoli liberi. Essi salveranno la Repubblica se hanno fede nel popolo, se non disconoscono la natura del governo che abbiam voluto giustamente distruggere.

» Il popolo intanto adempia al suo dovere. L’assemblea generale del circolo mossa dalla gravezza delle circostanze la sera del 1° corrente aprile creava un comitato di pubblica sorveglianza perchè invigili sulla pronta ed esatta esecuzione dei decreti e degli ordini del governo, insinui