Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/389

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della rivoluzione di roma 385
» 93. Belloni Michele. » 96. Agostini Cesare.
» 94. Folchi Giacomo. » 97. Silvagni Giovanni.»
» 95. Leonardi Giuseppe.


Dette elezioni si fecero come dicemmo nei 12 collegi elettorali designati dalla commissione municipale provvisoria per le elezioni. Prima però che esse avesser luogo circolarono varie note stampate dei candidati che si proponevano, due delle quali erano del circolo popolare; una di esse portava 153, l’altra 109 nomi.

Altre tre ne circolarono per parte del partito moderato.

Di esse una portava 97 nomi
altra » 104 »
» » 107 » 1

Istallato che fu il municipio, spiegò com’era da attendersi, la più grande operosità: ed a lode del vero prese una cura speciale degl’interessi del popolo, provvide a tutti i suoi bisogni nei momenti più critici del paese, e senza esagerazione può dirsi che da questo lato se ne rese benemerito.

Vediamo ora quali progressi fece la libertà.

Allorquando Roma si teneva schiava (come dicevasi) era lecito a tutti di pensare e parlare come loro aggradiva meglio, e sarebbe una falsità il dire che per parte del governo si fosse inferita per ciò a’ cittadini molestia veruna. Questo sia detto inclusive pel pontificato di Gregorio XVI, durante il quale Roma godette di una prosperità non solo, ma di una libertà di fatto estesissima.

Roma però divenuta libera, ei convenne a poco a poco pensare, parlare ed agire alla mercè del partito prevalente.

Questo era il dettato della prudenza. Il non farlo avrebbe esposto per lo meno a molestie ed insulti; e bastavano gli articoli burleschi o minacciosi della Pallade esposti alla pubblica vista per contenere gli avversi al nuov’ordine

  1. Vedi Documenti, vol. IX, n. 18, e 18 A, e dal 24 al 29.