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zione francese diretta a sostenerli e ristabilirne il comando; incominciava così:

«Francesi! La terra sulla quale voi camminate porta ancora l’impronta dei passi dei vostri antenati: ma essi ci apportarono la libertà; voi ci apportate la schiavitù.

» Badate bene! Abbattendo la Repubblica romana voi uccidereste la vostra; sarebbe un fratricidio prima; dipoi, un suicidio.»

In fondo all’indirizzo era trascritto l’articolo quinto della costituzione francese. Esso diceva:

 «La République Française respecte les nationalités étrangères comme elle entend faire respecter la sienne, n’entreprend aucune guerre dans des vues de conquète, et n’emploie jamais ses forces contre la liberté d’aucun peuple.»  «La Repubblica Francese rispetta le nazionalità straniere, com’essa intende di far rispettare la sua, non intraprende alcuna guerra con viste di conquista, e non impiega giammai le sue forze contro la libertà di verun popolo.»

Questo articolo della costituzione francese venne anche trascritto e pubblicato a parte; si trascrisse perfino a grandi lettere, e si fece trovare ai Francesi sorretto da tanti pali lungo lo stradale che da Civitavecchia a Roma dovevan percorrere.1

Affiggevasi pure il 28 di aprile un proclama ai Romani così concepito:


«Armi! armi!


«Fratelli!

«Sorgete! — Gli stranieri, i nemici della gente romana, si avanzano. Vogliono trattar noi, uomini liberi, come bestiame in mercato. Vogliono venderci —

» Dicono insultando che non si farà battaglia in Roma, perchè i Romani non hanno cuor di combattere; e si avanzano insolenti.


  1. Vedi Documenti, vol. IX, n. 43 e 47.