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non la guerra civile. I colonnelli V indomani quasi tutti avrebber voluto rinunziare, ma poi il timore del peggio li ratteune. Rinunziando gli onesti, sarebbero altri onesti stati loro sostituiti? Ov’era la lealtà, ov’era la libertà, quando sotto gli occhi di tutti si osava di meditare e si riusciva di portare a fine simili sorta di sopraffazioni? E ciò sia di esempio a tutti, non solo uomini viventi, ma anche uomini nascituri, per inferirne che cosa valga in rasi consimili la guardia cittadina. Risero molti, e molti ricoprirono il volto per la vergogna: ma il male era fatto, e l’indomani a compiere lo scorno patito in modo sì flagrante, venne fuori un ordine del giorno del generale Gallieno il quale incominciava con queste parole:

«La mirabile energia che ieri spiegaste, a tutela dell’ ordine pubblico, vi coperse di nuova e meritata gloria.» E terminava con queste altre:

«Voi, ne sono certo, mi corrisponderete, conforme faceste il 19 decembre: giorno di sempre onorata ricordanza pe’ militi cittadini di questa eterna Roma.

Il tenente generale
G. Gallieno.1»


Lo Sterbini poi ebbe l’impudenza di pubblicare nel Contemporaneo del 19 dicembre quanto appresso:

«Una scena imponente è passata oggi in Roma che servirà a provare definitivamente ai nostri nemici esser vane tutte le loro arti per ispingere questo popolo a riprovevoli eccessi, c a quella guerra civile che riehiamerebbe senza fallo immensi mali sulla nostra patria.

» Alcuni agitatori dell’ordine pubblico non appartenenti al nostro stato e venuti da pochi giorni in Roma, si erano fìtti in capo di rinnovare fra noi le funeste

  1. Vedi la Gazzetta di Roma del 21 decembre, la Pallade n. 126.