Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/486

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comodo della cavalleria vedevasi nelle strade principali, la quiete sepolcrale di tutte le famiglie pacifiche ch’eransi rintanate nelle proprie case, il non veder più nè equipaggi, nè livree, nè uniformi gentilizie, nè decorazioni, nè le varie assise del clero regolare e secolare, davano a Roma lo spettacolo più rattristante. Aggiungi il pericolo impellente per parte degli esteri che presto o tardi si sapeva che dovessero prender Roma. Aggiungi anche il pericolo d’interni commovimenti, il timore di lotte per le vie della città, di stragi, d’incendi e di rovine, e poi dica ognuno cui sia dato di leggere le presenti carte, in qual misero stato questa povera città fosse piombata.

Riassumendo la narrazione degli atti governativi diremo che con decreto del 14 dichiaravasi traditore della patria qualunque funzionario militare o civile che abbandonasse il suo posto.1

Nominavasi pure, con decreto del triumvirato, generale di divisione il colonnello Roselli.2 Ed il ministro della guerra Avezzana, mentre con un ordine del giorno confermava la detta nomina, promoveva al grado di generale di divisione il generale di brigata Garibaldi.3

In questo affastellamento di atti pubblici che abbiamo citato, noi rinvenimmo e decreti, e ordini del giorno, e avvisi, e proclami, e bullettini in tal numero, da stancare chi deve riportarli e chi deve leggerli, quantunque non trattisi che della semplice enunciazione; ma reputammo pur non ostante utile e doveroso il richiamarli tutti alla memoria, affinchè i nostri lettori farsi potessero una giusta idea della vita attiva ed energicamente operosa che rivelavasi nei reggitori della repubblica, e che ci porta a ripetere ciò che abbiam detto altra volta, cioè che se per una migliore e più stabile causa avessero esercitato questa loro innegabile attività, avrebber potuto produrre beni

  1. Vedi Monitore, pag. 457.
  2. Vedi detto, pag. 457.
  3. Vedi detto, pag. 460.