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Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/488

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484 storia

» Questi nostri visitatori trovarono, tre secoli e mezzo or sono, un’Italia morente; ora trovano una Italia che sorge, l’Italia del popolo.

» Il popolo romano, che sente il debito di smentire le loro calunnie, di combattere le loro ingiustizie, di compiere la sua missione col salvar Roma e l’Italia, li attende impavido e fermo alla prova.

» Un popolo che ha una missione da compiere nel cospetto della umanità e dell’eterna giustizia non può morire.

» Roma 7 maggio 1849.

» I Triumviri.
» C. Armellini
» G. Mazzini
» A. Saffi1


Il proclama difatti del comandante spagnuolo dalle spiaggie di Fiumicino del 6 maggio eccitò molta ilarità in Roma pel suo stile gonfio, e per la ignoranza geografica del luogo. Sentire un duce d’armata che parlando di Fiumicino crede di aver fatto una grande conquista, e s’indirizza alle autorità civili, militari ed ecclesiastiche, del luogo, sperando che non faranno resistenza, e si sottometteranno come fecer quelle di Terracina, Nettuno, Porto d’Anzio, ed altre della costa Tirrena, non poteva non far si, che chi conosce Fiumicino non isganasciasse dalle risa.2 La conquista difatti della città di Fiumicino, e la sottomissione di quelle autorità civili, militari ed ecclesiastiche, e di quelle popolazioni ritraeva qualche cosa dei fatti del Don Quichotte. Il Don Pirlone ne dette subito una caricatura.3

Entrati gli Austriaci in pari tempo nel territorio delle legazioni ed appressatisi a Bologna minacciavanla di assalto. Il 6 maggio quattromila Austriaci invaser Ferrara, ed il

  1. Vedi Monitore dell’8 maggio 1849, pag. 431.
  2. Vedi il Rusconi, vol. II, pag. 37. — Vedi la Pallade, n. 53G.
  3. Vedi il Don Pirlone, n. 198, del 10 maggio 1849.