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Fu però di breve durata questo moto incomposto, perchè seppesi subito che i Napolitani non avevano ordine di entrare, che Roma resisteva tuttora, e che forte truppa repubblicana era già in marcia verso Ascoli. 1

Capitanavano gl’insorti nell’ascolana provincia, oltre il sacerdote don Domenico Taliani, un fra Giovanni da san Giorgio ed un Giovanni Piccione, e minacciavano le città di quella provincia, chiedendo razioni e danaro. Ciò accadeva l’11 di maggio. La ufficialità civica però si mosse all’istante e postasi a capo di cinquecento militi mise in rotta gl’insorti completamente. 2

Intanto la mattina del 13 il reggimento Roselli che nell’aprile gli aveva battuti e dispersi, rientrava in Roma, somministrando così una prova addizionale che quel movimento non teneva in pensiero alcuno la repubblica. Di unita al reggimento Roselli giunse anche in Roma una compagnia di Perugini volontari.3

Prendiamo argomento da quest’altro soccorso di volontari per formare un nuovo recensimento delle truppe sulle quali alla metà di maggio, stante le nuove addizioni, poteva contare la repubblica.


  1. Vedi la Speranza dell’epoca del 19 maggio n. 104.
  2. Vedi l’Italia del Popolo, n. 30, pag. 4.
  3. Vedi il Monitore, pag. 455.