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Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/528

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utilità comune ai due eserciti, d’impedire, come per noi si sarebbe liberi una volta d’operare le nostre forze, l’inoltrarsi agli Austriaci. Il Generale Oudinot mandò a questo pure un rifiuto, e dichiarò che non solamente considerava rotta ogni tregua e libero il corso alle ostilità, ma che avrebbe assalito la città, non però prima di lunedì.

A questo punto stanno le cose nostre. Pieni di fiducia nella giustizia della nostra causa, nel diritto incancellabile dei popoli, in Dio che lo assecura, nell’energia nostra e dei nostri fratelli, noi respingeremo la forza colla forza, e trionferemo. Le baionette e i cannoni francesi non rappresentano, parte indegna della Nazione, che una forza brutale: le nostre baionette, i nostri cannoni rappresentano un’idea, un santo principio: ogni uomo tra noi difende la propria casa, il proprio onore, la propria Patria, l’eterna Roma. Resistenza e Fede! Il popolo di Francia, se conserva senso d’onore e culto di libertà, compirà la nostra vittoria.

Roma, 2 giugno 1849.



Volendo noi dire qualche cosa su questa missione misteriosa, lo faremo nell’unico scopo di alzare un lembo del velo che la ricopre tuttora. Esporremo talune riflessioni, eleveremo alcuni dubbi, e cercherem così di estricare o di porre altrui nella via di svolgere qualche parte dello strano intrecciamento di quest’episodio delle nostre storie.

Giunge il Lesseps e giunge coll’Accursi. Se il Lesseps avea per mandato di servire il suo paese, la Francia, non doveva immischiarsi con uomini di un partito dichiarato per non compromettere il suo carattere d’imparzialità. Negoziatore conciliativo e ministro fedele di chi lo rivestiva