Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/538

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drone di cavalleria nemica, essendo stata tutta consumata, e il resto che la seguiva, vedendo che si andava a perdere inutilmente nel folto delle nostre schiere e contro le artiglierie, voltò briglia. Sgombra che fu la strada dalla cavalleria nemica, e comunicatane a’ combattitori la notizia, piucchè mai le fanterie romane pigliarono animo, e si fecero innanzi allora con una intrepidezza ed una determinazione ammirabili; dimodoché i nemici stessi dovettero in fine cedere e ritirarsi nuovamente dentro Velletri.»

Fecero i Romani una trentina di prigionieri oltre sette feriti.

«La fazione fortunatamente non ci recò, prosegue il Roselli, quel danno che se ne potea temere; perchè, a cagione della scarsezza delle forze che ivi avevamo, s’eglino (i Napolitani) avessero rinforzata a sufficienza la loro linea di fuoco, indubitatamente sarebbero restati vincitori.» 1

Quindi soggiunge:

«Pel modo che avvenne questo combattimento non ci fece alcun vantaggio, e fu perciò una carneficina inutile; e d’altronde una fazione nella quale mancò accordo, cautela ed opportunità, non poteva dare un risultato migliore.»

Le schiere di Garibaldi proruppero perfino in lamenti e rampogne contro il Roselli, che accusavano come se fosse un traditore e non fosse venuto in loro soccorso, per farli battere dai Napolitani. 2

Si abboccarono insieme il Garibaldi e il Roselli. Non dissimulò il Roselli il proprio malcontento al Garibaldi per il suo operato arbitrario e imprudente. Alle ragioni che il Garibaldi addusse tagliò corto, e per non dar luogo ad altri disordini, finse di esserne soddisfatto. 3


  1. Vedi Roselli, pag. 74 e 75.
  2. Vedi detto, pag. 76.
  3. Vedi detto, pag. 78.