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case affine di render facili i movimenti della cavalleria.1 Dal triumvirato poi decretatasi che le botteghe di commestibili e le farmacie dovessero, come nella giornata del 30 aprile, rimanere aperte, e stabilivasi, circa le campane, quanto si è testè riferito.2

Tutte queste disposizioni davansi dall’autorità, perchè si ardeva da ambe le parti di venire a combattimento e di finirla.

E la mattina di fatti del 3 di giugno sul far del giorno i Francesi avanzaronsi dal campo per recarsi alla villa Pamphily ch’era occupata dai Romani. I Francesi per rendersi padroni del terreno sul quale volevasi aprire la trincea, dovevano far precedere il discacciamento dei Romani, come pure trovavansi costretti di occupare la chiesa e il convento di san Pancrazio, e gli altri locali e le ville adiacenti alla porta che da san Pancrazio prende il nome.

Mentre dunque da un lato una compagnia di cacciatori francesi del 1° battaglione ed una compagnia di zappatori seguiti dal 33° di linea forzavano il passaggio nella villa Pamphily, altri corpi francesi occupavano la chiesa, il chiostro, ed il giardino di san Pancrazio, occupavan pure la villa Valentini, ed apparecchiavansi ad attaccare la villa Corsini ov’erano trincerati i Romani. I Francesi per farsi strada nella villa Pamphily fecero esplodere un sacco di polvere in una fenditura di un muro divisorio, e così, rottolo, dettero accesso alla colonna di attacco. Centocinquanta soldati appartenenti all’armata romana, e parecchi ufficiali con una bandiera furon fatti prigioni.

Dopo di ciò un attacco non già parziale ma generale ebbe luogo: e quantunque esso fosse formidabile per parte de’ Francesi, provocò una difesa onorevole e valorosa dal lato dei Romani. Questo più che scontro, vero combattimento, durò dall’alba alla sera: e dopo che le ville Corsini, Valentini e le case vicine furon prese, abbandonate,

  1. Vedi Monitore, pag. 510.
  2. Vedi detto.