Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
596 | storia |
La determinazione del generale Oudinot di volere restar solo e di non voler compagni nella presa di Roma, quantunque ragionevole, non potè non essere sentita con sorpresa e direna pure con timore tanto dal governo di Napoli, quanto dalla corte pontificia residente in Gaeta.
Ma noi lasciando gli uni e gli altri fra i timori, i sospetti e le speranze, torneremo a parlar dell’assedio.
Nella mattina del 4 giugno i Romani fecero una sortita per attaccare la casa detta di Merluzzetto (che gli assediane chiamavano la maison des six volets verts) debolmente occupata da’ Francesi. Questi avendo avuto un rinforzo, i Romani ritiraronsi senza far fuoco. Cannoneggiaron gli assediati poco dopo dal bastione 6 contro la stessa casa, e vi uccisero due soldati ed un capitano di artiglieria di marina. Nella notte dal 4 al 5 giugno si apri da’ Francesi la trincea incominciandola dalla chiesa di san Pancrazio, ove la prima parallela doveva appoggiare la sua estrema sinistra, fino ai pendii che scendono alla via Portuense; e costruironsi la 1ª e la 2ª batteria, quella contro il bastione 6, questa contro le batterie romane di sant’Alessio e di Testaccio.1
Il giorno 5 furono pubblicati i seguenti dispacci:
«Primo.
» Il combattimento ha incominciato alle ore 4 e 1/2. Fanno fuoco san Pancrazio, monte Aventino, porta Portese, Testaccio, e questo quinto baluardo (Vaticano).
» San Pancrazio fa miracoli colle granate.
» La moschetteria è vivissima da per tutto.
» Due grossi cannoni francesi fanno fuoco alla vigna di sant’Antonio sulla dritta del Tevere, al mezzogiorno da san Pancrazio.
» Altro cannone nemico è nella vicinanza di san Paolo.
- ↑ Vedi Vaillant, pag. 38 e seguenti. — Vedi de Cuppis, Atlante generale dell’assedio di Roma avvenuto nel giugno 1849 ec. Roma, 1849, un volume in-4 oblungo, figurato.