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Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/616

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612 storia

mandante Galbaud-Dufort capo di attacco. Il capitano Prévost ebbe lo stesso incarico pel bastione 7.

Il segnale dell’assalto fu dato dal colonnello Niel, quello stesso che più tardi fu incaricato di recare al Santo Padre in Gaeta le chiavi della città di Roma.1

Entrati i Francesi per le brecce, ecco come si annunziò il fatto nel Monitore:2


«Roma 22 giugno.

» Dopo l’assiduo cannoneggiare di ieri il nemico tentò questa notte un assalto su tutti i punti. Scambiate parecchie scariche senza effetto su quasi tutta la linea, la cosa parve cessata o rimessa ad altro momento. Nessuno pensava che il Francese volesse tentare l’accesso come un ladro notturno, ma lo tentò. Fra porta Portese e porta san Pancrazio, a due a due, a tre a tre, quatti quatti, protetti dalle tenebre e dalle macerie, alcuni drappelli di nemici entrarono per le aperture praticate nel muro e s’accovacciarono in un casino là presso, mal guardato da’ nostri avamposti. La prima luce del giorno li fece manifesti, che già protetti dai nostri lavori, tentavano ritorcerli a propria difesa contro di noi.

» Al primo grido sparso tra il popolo: nemici son dentro! senza badare al numero, senza considerare che poco è il loro vantaggio, e poco il pericolo che ci minaccia per questo semplice fatto, fu dato l’allarme. La campana del Campidoglio, questa tromba del popolo sonò a stormo. La città si levò in armi; accorse verso il sito indicato pronta a ricevere il nemico in quel modo che a lui si conviene. Vi fu un’ora di tremenda ansietà, come apparirà dai proclami che seguono. Ma noi abbiamo colassù il nostro gran portinaio, il quale

  1. Vedi Vaillant, pag. 103.
  2. Vedi il Monitore del 22 giugno, n. 139.