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vano a perseverare nella via in cui erano entrati, perchè un successo glorioso avrebbe coronato l’opera loro magnanima.1

Nella notte del 17 al 18 partivan da Roma per Torino i direttori dell’Epoca Michelangelo Pinto e Leopoldo Spini, con una temporanea missione governativa, giusta l’asserzione dell’Epoca stessa. 2 Ma la Gazzetta di Roma fu più esplicita, e ci disse chiaramente che erano accreditati dal ministero come incaricati speciali appo il governo sardo per trattare ed affrettare la Costituente italiana.3

Il comune di Roma poi poneva in atto una soprattassa stata già votata fin dall’aprile scorso, sulla dativa dei fondi rustici da incominciare nel gennaio prossimo, e questa affine di erogare 20 mila scudi nell’offerta fatta dal comune stesso per l’armamento volontario delle milizie dello stato. 4

E l’avvocato Gabussi che fin dal 7 pubblicò un indirizzo, impaziente di veder chiuse le Camere ed impiantato il suo vagheggiato governo provvisorio, e considerando che il suo indirizzo non aveva ancora prodotto l’effetto bramato, replicavane un altro il giorno 18 nel medesimo senso. 5

La creazione intanto della suprema Giunta di stato o terzo potere, che in assenza del sovrano era destinato a farne le veci, non poteva non eccitare la disapprovazione del Santo Padre. E quindi con un atto del 17 dato in Gaeta, riepilogato in parte il già detto con quello precedente del 27 novembre, protestò contro il decreto del 12 mediante il quale veniva costituita la Giunta sudetta in persona del Corsini, del Zucchini e deò Camerata, dicendo:

» Ma questa nostra determinazione lungi dai far rientrare nella via del dovere i perturbatori ed autori delle

  1. Vedi l’Epoca n. 226.
  2. Vedi l’Epoca n. 227.
  3. Vedi la Gazzetta di Roma del 18 decembre. — Vedi la Storia della repubblica romana, pagina 191.
  4. Vedi la Gazzetta di Roma del 18 decembre, n. 262.
  5. Vedi Documenti vol. VII, n. 106 A.