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Egli dice quanto appresso:

«Durante l’assedio di Roma e nei tre combattimenti del 30 aprile e di Palestrina e Velletri l’esercito romano ebbe a deplorare tra morti e feriti circa tremila uomini in tutto fra i quali centosettanta officiali d’ogni grado.»

Quindi soggiunge in nota:

«Il nostro amico l’egregio dottore Agostino Bertani di Milano, che giunto in Roma durante l’assedio volle gratuitamente prestar l’opera sua negli ospedali militari anche dopo l’ingresso dei Francesi, prese cura di correggere per quanto potè il catalogo de’ nostri morti e feriti, e pubblicò in Genova una sua relazione sul proposito. Egli reca la cifra di 2063 che come egli stesso confessa non raggiunge la vera. Noi coll’aiuto di alcuni rapporti intorno ai fatti d’armi abbiamo fatto alcune aggiunte e correzioni a quel catalogo, nè perciò lo crediamo ancora esatto. Oltrecchè molti Romani feriti pnferivano la casa propria per essere assistiti dai parenti, dicasi altrettanto dei provinciali che avevano dimora e amici in Roma, e spesso accadeva che di essi non si avea notizia. Cosi anche di molti feriti prigionieri dei Francesi, e dei morti i cui cadaveri erano sepolti dal nemico o dai nostri senza conoscerne i nomi e prenderne nota. Ciò specialmente avvenne il 30 giugno ultimo giorno del combattimento. Quindi se è esagerata la cifra di 4000 riportata dai Francesi (Gazette Medicale de Paris, 3 novembre 1849) quella di 3000 incirca da noi recata se noe è sicura non si discosterà molto dalla vera.» 1

Constatato pertanto, secondo il Torre, che non più di 3,000 uomini in tutto possa aver perduto l’esercito romano, può desumersene ragionevolmente che 2,000 fossero i feriti, e 1,000 i morti circa.

Ed ammettendo che i feriti siano stati 2,000 in tutt’i combattimenti, vediamo, secondo le liste stampate che ce ne han conservato il nome e la patria, quanti fossero i Romani.


  1. Vedi Torre, vol. II, pag. 274.