Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/690

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Importante ancora, perchè oltre al tracciare le norme che ciascuno doveva seguire, ci somministra una spiegazione di quella freddezza che non solo per parte della popolazione romana in genere osservossi verso i Francesi, ma in ispecie ben anco per parte di chi li voleva, gli amava, ed in cuor suo professavasi a loro obbligato. Coll’aver pronunziato il grido di maledizione a chiunque, uomini o donne, gli avesse avvicinati, si veniva a consacrare il principio d’intimidazione che pesava su tutti indistintamente. D’altra parte rincresceva troppo esser segnato a dito e designato siccome satellite de’ tiranni e dei nemici della patria. E quantunque molti si sentissero scevri ed immacolati da questa taccia, e fossero anzi nemici dei tiranni, e della lor patria amantissimi, pur non volevano incontrare dispiaceri, e porsi al cimento di far esercitare su loro i pugnali degli assassini. Eran troppi i fatti in parte veri, in parte esagerati, delle vendette mazziniane. Ognuno temeva quel suo tribunale invisibile, e ciascuno preferiva di adottare per se il partito più sicuro, quello di non mostrarsi propenso ai Francesi. Qualche giorno dopo furon pubblicati altri due foglietti che portavano la sottoscrizione del Mazzini, stampati entrambi. Col primo de’ medesimi si raccomandava ai Romani di far vedere al mondo la loro separazione dagl’invasori. Coll’altro raccomandavasi di respingere le manifatture, i vini, e i libri francesi. Questi due foglietti posson leggersi fra i nostri clandestini.1 Per tal modo i mazziniani raggiunsero il doppio scopo di vendicarsi de’ Francesi e d’ingannare gli esteri, i quali vedendo siccome quasi tutti i Romani si astenessero dall’avvicinarli, ne inferivan logicamente, essere a quelli contrari. E così con un sistema ben combinato di falsità e di terrore, venivasi ingannando il mondo tutto, e si otteneva l’intento.


  1. Vedi la nostra raccolta dei foglietti clandestini, n. 60 e 61.