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Queste persone, meno una o due, accettaron tutte, e figurarono nel municipio che chiamossi provvisorio.

Nulla diremo dell’operato di questa commissione. Il pubblico però la giudicò favorevolmente. Rammentiamo soltanto che il da fare dopo tanto scompiglio fu immenso: perchè alle solite attribuzioni municipali si dovè aggiungere ancor l’altra di provvedere d’alloggio più di 30,000 Francesi, liquidare le occupazioni forzate di tanti locali, e ascoltare interminabili reclami. Gli altri municipi si ebber pure le rose, ma noi non avemmo che spine. Oltre a ciò gloria veruna; niuna rimunerazione onorifica. L’aura popolare di coloro soprattutto che parlano, scrivono, e tiranneggiano a posta loro la pubblica opinione, non poteva essere per noi che ascrivemmo fra’ cittadini romani il generale Oudinot, e tanto a lui quanto al conte di Montalembert decretammo medaglie onorifiche. I nostri amici ci stimavano sì, ma camuffavan la loro stima in un prudente riserbo. Tutto ciò coi tempi che correvano allora, e che corrono adesso, si comprende agevolmente.

Ora passando ad un altro particolare, rammenteremo come sotto la data dei 25 di giugno, nel capitolo XVIII, parlammo della protesta de’ consoli al generale Oudinot per farlo desistere dal bombardamento, e dicemmo quanto ai danni designati, che se pure non ne fu inventata la esistenza, furon per lo meno esagerati, potendo di ciò far fede lo stato delle chiese, de’ monumenti, dei palazzi, e de’ musei.

Ora in comprova del nostro asserto viene una dichiarazione dell’incaricato di affari del regno di Würtemberg commendatore Carlo Kolb. Egli pertanto scrisse il 13 di luglio una lettera al generale Oudinot, ove diceva che durante l’assedio di Roma il partito che dominava in questa città pubblicava che il cannoneggiamento delle batterie francesi aveva prodotto la distruzione irreparabile di monumenti; che la fede prestata a simili asserzioni, la esattezza delle quali non si poteva allora verificare, indusse il corpo consolare a dirigere a lui una lettera ove se ne riproduceva