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CONCLUSIONE DELL’OPERA.






Leggendo da cima a fondo le nostre Memorie storiche, le quali potremmo pur chiamare Cronaca o Annali storico-politici, n’emergerà che in Roma non solo vi fu rivoluzione, ma che incominciò subito coll’amnistia; e che questa rivoluzione fu prima colla maschera, dipoi senza, consistendo in principio nelle dimostrazioni pacifiche abilissimamente e perfidamente immaginate e condotte, in fine nelle violenze, nelle spogliazioni e nell’uso del ferro e del fuoco.

La prima dimostrazione fu fatta dagli amici degli amnistiati; le altre da loro stessi e dai loro aderenti che non furono pochi, e che a Roma, come a quartier generale, istantaneamente concorsero. La rivoluzione fu antipapale fin dal principio, cosmopolitica e socialistica in fine. E quando in principio assumeva l’aspetto di voler sostenere il papato, intendeva risolutamente e segretamente di abbatterlo e rovesciarlo. I Romani non se ne avvider punto e secondarono docilissimamente gl’iniziatori del movimento. Le riforme, pei capi, un pretesto, i ringraziamenti popolari e spettacolosi un inganno preconcertato. Il viva Pio IX solo, che con tanta semplicità alcuni Romani ripetevano senza conoscerne il significato, equivaleva nientemeno che ad un abbasso il papato. Tutto quello che accadde non solo non fu spontaneo, ma organizzato precedentemente in estere officine, ne’ comitati che in Parigi, in Londra, in