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circoli, coi banchetti pubblici, colla guardia cittadina mentre si voleva fortificare il governo, si venne a distruggerlo del tutto, sostituendo al governo del Quirinale quello della piazza. Non si creda però che l’ottimo papa facesse questecose di proprio moto, ma sì bene perchè falsi amici del papato lo supplicavano, lo circuivano, lo scongiuravano a far ciò per pubblico bene.

L’ultimo fine, come dicemmo, della rivoluzione e dei rivoluzionari italiani era la distruzione del papato, idea fissa e costante, nel realizzar la quale consentirono ab antiquo tutte le sètte.

A ciò miravano fin dallo scorso secolo gl’illuminati di Germania, i filosofi di Francia ed i liberi muratori di tutto il mondo. A ciò pure i carbonari d’Italia surti nel secolo presente. A ciò i protestanti inglesi massimamente che credono di veder nel papa l’Anticristo in persona. A ciò infine i deisti, i razionalisti, gli atei, sparsi su tutta la superficie del globo. Tutti miravano allo stesso scopo, e applaudivano a quello che nel 1846 e 47 facevasi, perchè vedevan bene ove si andava a parare.

A questi intendimenti settari si dovette la prima rivoluzione di Roma del 1798 e la fuga del papa Pio VI. Furon dessi che partorirono la guerra acerba fatta al mitissimo Pio VII, e l’iniqua scalata al Quirinale, e la violenta e selvaggia sua deportazione, e la barbara prigionia che sostenne. Perfino nel 1814, allorquando Napoleone era nell’isola dell’Elba, alcuni cospiratori italiani volendo cingere il capo di lui colla corona d’imperatore d’Italia, compilarono e sommisero una costituzione, ma col patto precipuo che il papato fosse abolito, e il papa allontanato per sempre da Roma. Noi dimandiamo: eran questi voti di popoli o artificî di setta?1


  1. Vedasi a tal effetto l’opuscolo pubblicato colla data di Bruxelles, anno 1829, e che porta per titolo Delle cause italiane nella evasione dell’imperatore Napoleone dall’Elba, nel vol. 67, n. 5, delle Miscellanee storico-politiche della nostra raccolta.