Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/80

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ne dà avviso al cav. De-Varax governatore di Alessandria, imponendogli militarmente, di somministrare i viveri necessarii alle sue truppe.


richiamarono dall’attività del pensiero a tentare quella del braccio. Nel 1831 egli era in Lione, dove si preparava una spedizione italiana; e perchè i capi non dichiaravano apertamente intenzioni repubblicane, ei ricusava ogni grado e solamente disegnava seguirla come soldato. Impedito il tentativo dal governo francese, s’affrettò in Corsica d’onde la verificazione d’alcune promesse avrebbe potuto aprirgli un varco all’Italia; ed anche quelle promesse fallirono; e caduta ogni speranza, egli prese soggiorno in Marsiglia, dove venuto a frequente contatto coi capi della Giovine Italia e convinto che quell’Associazione rappresentava meglio d’ogni altra il pensiero nazionale, le diede il suo nome nel 1832. D’allora in poi la vita del Bianco si confuse con quella dell’Associazione, nella quale egli occupò il posto che meritava.

« Membro della Congrega Centrale, Bianco cooperò attivamente ai progressi della Giovine Italia: riesaminò e migliorò i suoi lavori sulla Guerra per Bande, lavori importanti che additano la sola via per la quale l’insurrezione italiana può prepararsi una vittoria infallibile: promosse e firmò gli atti più importanti, nazionali e inter-nazionali dell’Associazione: partecipò nell’impresa tentata sulla Savoia; diede il suo nome al patto di fratellanza che sotto il nome di Giovine Europa fu stretto non molto dopo in Berna fra gli esuli dei tre popoli iniziatori nell’avvenire, Germanico, Polacco, Italiano; e cacciato dalla persecuzione, si ritrasse nei Belgio, a Bruxelles. Tornato, dopo alcuni anni d’inerzia, all’attività coll’Associazione, ei riviveva con tutti noi alla speranza, quando, affiacchito nel fisico, stretto dai debiti incontrati per altri, assalito da cure domestiche, minacciato, com’egli credea, nell’onore per gli obblighi contratti e ch’ei prevedea doversi rimanere insoddisfatti, si tolse di vita. Il suo corpo, trovato a due leghe da Bruxelles, nel canale presso Ruisbroek, ebbe sepoltura il 19 maggio nel cimitero fuori della porta di Ninove. Esuli e non esuli, Italiani e stranieri, segnatamente Polacchi, s’affollarono muti, gravi, compresi da solenne dolore alle esequie. Era l’ultimo tristissimo addio a un uomo che poteva avere, per le opinioni, avversarj, ma non ebbe mai, tanto era buono, un nemico: l’ultima fraterna testimonianza data, qui sulla terra, da anime generose ad un cuore che dopo avere anelato per tutta una vita all’Italia, dovea spezzarsi in paese straniero.

« E questo basti per ora. Bianco lasciò, raccomandato agli amici, perchè anche morendo ei non dimenticava la patria, un volume mano-