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LIBRO I 23

dal generale Augereau e da altri capi venuti da Ferrara fu agevole ai francesi vincere e sbaragliare truppe raccogliticcie, non avvezze a fazioni di guerra ordinata. Snidati dalla campagna i più animosi che ingaggiarono il combattimento, inseguiti ai reni, ripararono alla città munita: dopo breve resistenza, visti gl'incendi prodotti e il vivo incalzare degli assalitori, si sparsero per la campagna ove del pari inseguiti, oltre a trecento perirono sul luogo1. Si avverarono i presagi del cardinal Chiaramonti: entrarono i francesi in Lugo, ponendo a ruba e a sacco la città desolata: Imola non fu risparmiata2: narrasi che il buon vescovo per calmar lo sdegno di Augereau, che minacciava scendere a partiti estremi: al saccheggio e all'incendio, non dubitò inginocchiarsi al vincitore e non sorse da queir umile atteggiamento finché non ottenne la salvezza del popol suo. Se il monte di pietà non venne smantellato, se derubate non si videro le sostanze del povero, ivi depositate, fu beneficio dovuto alle affettuose sue cure.

XVI. Spirava la triegua: tutto faceva credere vicino l'irrompere procelloso delle armi francesi. Sollecito Pio VI della sorte del suo illustre congiunto, comandavagli allontanarsi dalla diocesi per non cadere ostaggio in mano ai francesi. Lasciamo il cardinal Chiaramonti in Cesena nel suo palazzo per portare lo sguardo su Roma colpita dallo spavento per la rotta toccata agl'imperiali con la perdita di oltre a ventimila soldati, sessanta cannoni, ventiquattro ban-

  1. Augereau nell'ampolloso rapporto al generale in capo, in cui regala il titolo di briganti, di chouans della Romagna agl'insofferenti del giogo straniero, dice che soli quattro francesi morirono nel combattimento!
  2. Il bottino raccolto dai francesi fu portato in Bologna ed ivi venduto nella pubblica piazza: vent'otto prigionieri rendeano più lacrimevole quella scena: due giorni dopo una grandine senza esempio abbattè le vigne, devastò i campi e distrusse tutto quello che aveano risparmiato i francesi. Mallio Ann. di Homo, Tom. XIX pag. 152.