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LIBRO IX 203

to della rivoluzione rapolitana. Sapeasi, che tutto il regno era in armi; che i liberali ingrossavano a Monteforte l'esercito; che il re costretto, concedeva la costituzione; che le truppe, accresciute dalle milizie cittadine e condotte dal general Pepe, doveano il giorno nove entrare in Napolì non minacciose, ma liete dell’ottenuto trionfo. Gli amanti di governo monarchico narravano intanto che divenuti insofferenti i soldati di ogni militare soggezione, già nel campo dei rivoluzionari andavansi manifestando i primi sintomi della discordia, perchè gli ordini contradittori e confusi, non intesa la voce dei comandanti, la disciplina negletta, smaniosa in tutti l'ambizione d'onori. Il governo pontificio agitavasi ancora quando s'intese che l'Austria, lamentandosi dell’eseguite riforme, unita alla Russia e alla Prussia dichiarava che gli avvenimenti seguiti in Ispagna nel marzo, nel luglio in Napoli e quindi nel Portogallo aveano eccitato in tutti un sentimento penoso e comprometteva la tranquillità dell'Europa; che per quegl'atti la rivoluzione che aveano compressa rialzava la testa, e che perciò univansi in nuova lega, per valersi dei mezzi adoperati nella lotta memorabile, che spezzò il giogo napoleonico: la forza. Queste voci, la presenza del vecchio re di Napoli in Lubiana, l'invio del cardinal Spina plenipotenziario della santa sede a quel congresso e quindi la suprema volontà manifestata dai monarchi e sostenuta dalle armi, tranquillizzando il pontificio governo, risparmiarono nuove angustie al cuore di Pio1. Non tutte

  1. La rivoluzione di Napoli allarmò la polizia austriaca in Italia che, temendo pel regno lombardo veneto, comandò l'arresto di personaggi ragguardevoli per dottrina e per nascita. Erano fra questi Melchiorre Gioja, Domenico Romagnosi, il conte Camillo Laderchi, Pietro Marroncelli e Silvio Pellico. Dicea la sentenza: il conte Porro Lambertenghi, gran promotore delle arti, delle lettere e dell’ industria nazionale, capo della congiura che preparava gli elementi di una generale rivoluzione, della quale Napoli era il preludio. Porro condannato a morte si salvò con la fuga. Gioia, Laderchi e Romagnosi furono dichiarati innocenti: gli altri condannati nel capo, ebbero minorazione di pena.