to della rivoluzione rapolitana. Sapeasi, che tutto il regno era in armi; che i liberali ingrossavano a Monteforte l'esercito; che il re costretto, concedeva la costituzione; che le truppe, accresciute dalle milizie cittadine e condotte dal general Pepe, doveano il giorno nove entrare in Napolì non minacciose, ma liete dell’ottenuto trionfo. Gli amanti di governo monarchico narravano intanto che divenuti insofferenti i soldati di ogni militare soggezione, già nel campo dei rivoluzionari andavansi manifestando i primi sintomi della discordia, perchè gli ordini contradittori e confusi, non intesa la voce dei comandanti, la disciplina negletta, smaniosa in tutti l'ambizione d'onori. Il governo pontificio agitavasi ancora quando s'intese che l'Austria, lamentandosi dell’eseguite riforme, unita alla Russia e alla Prussia dichiarava che gli avvenimenti seguiti in Ispagna nel marzo, nel luglio in Napoli e quindi nel Portogallo aveano eccitato in tutti un sentimento penoso e comprometteva la tranquillità dell'Europa; che per quegl'atti la rivoluzione che aveano compressa rialzava la testa, e che perciò univansi in nuova lega, per valersi dei mezzi adoperati nella lotta memorabile, che spezzò il giogo napoleonico: la forza. Queste voci, la presenza del vecchio re di Napoli in Lubiana, l'invio del cardinal Spina plenipotenziario della santa sede a quel congresso e quindi la suprema volontà manifestata dai monarchi e sostenuta dalle armi, tranquillizzando il pontificio governo, risparmiarono nuove angustie al cuore di Pio1. Non tutte
- ↑ La rivoluzione di Napoli allarmò la polizia austriaca in Italia che, temendo pel regno lombardo veneto, comandò l'arresto di personaggi ragguardevoli per dottrina e per nascita. Erano fra questi Melchiorre Gioja, Domenico Romagnosi, il conte Camillo Laderchi, Pietro Marroncelli e Silvio Pellico. Dicea la sentenza: il conte Porro Lambertenghi, gran promotore delle arti, delle lettere e dell’ industria nazionale, capo della congiura che preparava gli elementi di una generale rivoluzione, della quale Napoli era il preludio. Porro condannato a morte si salvò con la fuga. Gioia, Laderchi e Romagnosi furono dichiarati innocenti: gli altri
condannati nel capo, ebbero minorazione di pena.